Quando la mia amica Viviana Corvaja mi ha detto che sabato mi avrebbe accompagnata da Sephora, già mi era balenata l’idea di scrivere un articolo sui mascara.
Quello che voi non sapete ancora, è che Viviana ha lavorato per molti anni nella formulazione del make-up e che spesso le chiedo di accompagnarmi in un giro di ricognizione nelle profumerie per vedere le ultime novità.
Vi siete mai domandati come faccia un mascara ad essere allungante, volumizzante o creare ciglia da cerbiatta o ad ali di farfalla? Se te lo sei chiesta (ma anche no) e non sei riuscita a darti una risposta ho scritto questo articolo apposta per te.
Partiamo dalle basi: il mascara, quell’ammasso nero e denso, è un’emulsione con una composizione piuttosto semplice da ottenere e spesso la base è uguale per tutti, da prodotti più costosi a quelli più economici.
L’emulsione si forma a partire da una base sciolta in acqua (sono ammine basiche come trietanolammina o aminopropanediolo), alla quale si aggiungono un acido grasso come l’acido stearico o palmitico. In questo modo si genera il relativo sale o sapone, per esempio lo stearato, che risulta parzialmente solubile in acqua grazie alla testa “ionizzata” mentre la coda resta solubile nei grassi. Esattamente quello che ci serve: un buon emulsionante! Questa è la base del nostro mascara. Un metodo semplice ed economico ed altrettanto remunerativo.
Al sapone si aggiungono le cere, i filmogeni ed i coadiuvanti.
Partiamo dalle cere che potranno essere più o meno morbide e che danno struttura e viscosità al prodotto. Le più rigide resistono nel tempo alle temperature più alte, non colano ma hanno lo svantaggio che essendo più dure tendono a sbriciolarsi. Le più morbide, sono malleabili ma si sciolgono facilmente e velocemente con il caldo e con l’umidità.
A seconda del risultato che vogliamo ottenere si aggiungono i filmogeni che accelerano l’adesione della massa sulle ciglia e la fanno asciugare velocemente. Possono aumentare flessibilità, curvatura o resistenza all’acqua, aumentare la tenuta: insomma riescono a compensare bene i punti deboli delle cere.
I coadiuvanti (e sì, possono essere le tanto temute microplastiche) sono particelle che possono accentuare una caratteristica del mascara. Per esempio, riducono i tempi di asciugatura oppure possono essere allunganti. In questo caso hanno una forma cilindrica, come dei mini spaghettini che, una volta applicati prolungano la punta delle ciglia. Se le particelle sono sferiche, rotolano le une sulle altre, permettendo all’ammasso di scorrere facilmente lungo il pelo fino all’estremità: in questo caso parleremo di texturizzanti. Mentre se non sono sferiche, Viviana chiama simpaticamente questa forma “a patata” (giustamente le patate rotolano peggio), si accumulano le une sulle altre, ispessendo il pelo: questi sono i volumizzanti.
1. PAYOFF
Quale deve essere la consistenza ideale per un mascara? Come al solito bisogna venire a compromessi e bilanciare i punti deboli degli ingredienti con altri. Un mascara, così come un rossetto o una matita, viene valutato per il suo pay-off. In cosmetica il pay-off è la capacità del prodotto di sapersi depositare con facilità là dove applicato. Se si formula un mascara a lunga tenuta, le cere più indicate sono quelle più rigide che dovranno essere ammorbidite con un filmante per un pay-off maggiore. A queste si aggiungono inoltre coadiuvanti per regolare la scorrevolezza sulle ciglia e, a seconda che siano sferici o no, avremo un effetto allungante o volumizzante.
Avete capito come si gioca: per piccole aggiunte si correggono le varie caratteristiche fino ad ottenere il mascara dal pay-off desiderato.
Finora abbiamo parlato solo della formula ma anche lo scovolino ha un ruolo fondamentale nel pay-off del mascara perché le setole per prime influenzano l’applicazione del mascara.
2. SETOLE IN FIBRA O SILICONE
Gli scovolini possono avere le setole in fibra di nylon o di silicone. Se sono in fibra hanno un filo di metallo che sulla parte finale, torcendosi sul proprio asse, intreccia le fibre. Quante fibre si possono intrecciare? Beh tante sì, ma non tantissime perché il filetto di metallo non riuscirà a tenerle insieme per lo stesso motivo per il quale io non so tenere in mano tutte le carte da poker.
Il silicone invece ci permette di ottenere molte setole in più grazie alle nuove tecnologie di stampa.
FIBRE CAVE O FIBRE PIENE
Le setole in fibra potranno essere cave o piene: se sono cave si caricano di tanto prodotto e ne rilasciano tanto. Quelle piene si caricano di meno prodotto, ne rilasciano di meno, ma riescono a dare un pay-off più definito. In alternativa, si può fare uno scovolino con setole cave in punta per una maggior precisione, e piene alla base per un maggior pay-off. Chi sviluppa il mascara deve giocare con astuzia: se sceglie setole cave per un maggior carico di prodotto, ne deve aggiungere anche di piene in modo da pettinare bene le ciglia. È proprio necessario pettinarle? Sì, se si vuole evitare l’accumulo di grumi.
3. ASTINA
Prendete ora in mano uno scovolino e guardatelo dalla punta: la sezione potrà essere rotonda o ovale: negli scovolini in silicone questo è più evidente per la maggior precisione nello stampo. Le setole più corte caricano, le più lunghe pettinano.
Guardate anche il diametro dell’astina: se grossa carica più prodotto, se è sottile di meno.
E gli scovolini curvi funzionano meglio? Non necessariamente, spesso si tratta di un effetto psicologico: la forma curva persuade la consumatrice di un maggior effetto incurvante.
Fate attenzione alla forma dello scovolino: anche questa è fondamentale. Può essere a forma di cono o a clessidra.
4. SCOVOLINO A CONO
La forma a cono è quella più classica, ideale per le utilizzatrici meno esperte perché la testa più sottile raggiunge facilmente la parte interna dell’occhio, accarezzando le ciglia con precisione. Il Lash Princess di Essence è un esempio. Lo scovolino a cono accontenta tutti ed è quello per così dire universale.
5. A CLESSIDRA
La forma a clessidra invece apre maggiormente lo sguardo nell’angolo esterno: dando un effetto panoramico. Il Better than sex di Too Faced è un grande classico:
6. A SFERE
Quelli più difficili da usare sono gli scovolini a tre sfere, come il Unmeasurable di Kiko, in grado di dare un bel effetto allungante. Consiglio questi scovolini solo alle utilizzatrici più esperte.
Mentre quelli a una sfera (trovate l’esempio di Phenomen’eyes di Givenchy) sono usati per allungare la punta esterna delle ciglia, aprendo lo sguardo. Anche questi come i precedenti sono destinati a delle consumatrici cintura nera di mascara.
7. A CESSIONE
Altri mascara degni di nota sono il Outrageous di Sephora nel quale il prodotto si carica dall’interno dello scovolino per poi fuoriuscire da piccoli tagli sulle setole:
8. A SCIVOLO
Oppure per gli amanti dello scovolino in silicone e a cono ci sono il Ciglia finte farfalla di L’Oreal e il Miracle crown di Max Factor. Il primo grazie a due alette sporgenti apre facilmente l’angolo esterno dell’occhio. Il secondo invece presenta le setole solo da un lato. Nell’immagine si vedono chiaramente quelle più corte che raccolgono il prodotto e quelle più lunghe che pettinano.
Prestate attenzione anche all’occhiello sullo scovolino: serve per intrappolare un eccesso di mascara, per poi distribuirlo sulle parti che si vuole interessa enfatizzare.
Allo stesso modo, Lancome nell’Hypnose doll eyes, presenta una "virgola" che permette di applicare piccole quantità di prodotto sulle punte o nell’angolo interno dell’occhio.
9. 2 IN 1
Mentre Huda con Heigh lashes propone una soluzione 2 in 1 offrendo una testina con setole più corte per raccogliere più prodotto e una con setole più lunghe per pettinare e per definire meglio gli angoli. Tutto in silicone.
10. IMPUGNATURA
Una buona impugnatura è molto importante in termini di fidelizzazione del prodotto: difficilmente ricompriamo un mascara, anche se dà una buona resa, se non riusciamo a tenerlo in mano. Vuoi perché l’impugnatura è troppo piccola o troppo grande.
Le confezioni più grandi di mascara vengono associate dal consumatore all’idea che anche lo scovolino possa essere grande con un conseguente effetto extra large. Non è vero, o comunque non per forza.
Prendiamo per esempio Colossal (Maybelline): già il nome è evocativo. La dimensione dell’astina e delle setole però non è tanto più grande rispetto agli altri.
Oppure My toy boy (Diego dalla Palma) dove letteralmente hanno fatto a gara a chi ha la confezione più grande.
L’unica perplessità che mi lasciano questi mascara è se, oltre ad avere un packaging divertente, sia effettivamente comodo da usare.
Valutiamo anche l’astina: può essere dritta o a collo d’oca o pieghevole.
11. COLLO D'OCA
Lancome ha introdotto con successo l’astina a collo d’oca nell’iconico Grandiôse che imita la flessione sull’astina eseguita dal make-up artist quando applica il mascara. Imitazione che non necessariamente corrisponde a una migliore pay-off.
12. ASTA PIEGHEVOLE
Quelli ad asta pieghevole come il Manga di L’Oreal facilitano la definizione negli angoli e nelle parti più difficili da raggiungere (non a caso lo scovolino è a cono).
13. PIANI
Il Mega effects di Avon non presenta l’asticella ma un applicatore piano e pieghevole che, in modo omogeneo, applica il mascara ma soprattutto pettina le ciglia trattate.
Ci sono anche alcuni aspetti culturali che Viviana non dimentica di darci: le richieste al formulatore cambiano molto a seconda del mercato dove il mascara viene venduto.
La consumatrice americana vuole che il prodotto sia molto evidente: se solo potesse lo applicherebbe con la cazzuola, altro che scovolino. I mascara più richiesti sono quelli long lasting, resistenti all’acqua e soprattutto volumizzanti e gli scovolini sono spesso a clessidra.
Vabbè queste sono finte, ma avete capito lo stile
Le consumatrici francesi e italiane non sono molto interessate all’effetto volumizzante ma ricercano l’effetto allungante e preferiscono uno scovolino a cono, che possa definire le punte e arrivare nei punti più difficili.
La consumatrice asiatica ha un occhio piccolo, infossato e ciglia molto corte: uno scovolino grosso risulterebbe proibitivo. Preferiscono quelli sottili e a cono.
Dal canale YouTube di Tina Yong
Mi sono divertita a scrivere questo articolo e ringrazio Viviana Corvaja per avermi aiutato nell’elaborazione.
Questo articolo è gratis.
Lo possono leggere tutti e e mi fa piacere che anche tu l’abbia letto.
Penso che sia un bene che la divulgazione sia accessibile a tutti.
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bell'articolo :)