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  • Immagine del redattoreElena Accorsi

Come sopravvivere alla morte di un genitore (col sorriso).

Aggiornamento: 12 apr 2022

La volete sapere la verità? Qui si vive giorno per giorno, cercando di rimandare ad altra data i drammi, per una volta dovuti di diritto, perché le energie sono poche e le si devono usare bene.


Tra le paludi di sconforto che guado da qualche settimana a questa parte ce n'è una che si chiama "Gliel'ho-fatto-capire-che-gli-volevo-un-mondo-di-bene?".


È iniziata così una spasmodica ricerca di prove per trovare l'alibi che potesse scagionarmi dall'accusa fatta dai miei sensi di colpi.

Lo sapeva che per me era importante? Lo sapeva che lo trovavo un papà eccezionale?


Chi lavora con i propri genitori sa quanto sia faticoso stabilire con loro un rapporto maturo ed equilibrato, spesso (sempre) condito da visioni diverse (per fortuna!) e confronti tesi.


Quando muore un genitore col quale si ha condiviso così tanto una parte di te ti accusa di essere stata troppo dura o di non aver ceduto sulle tue posizioni. Ci auto-somministriamo sensi di colpa.


I sensi di colpa sono come le sabbie mobili, una volta che ci sei dentro, più ti dimeni e prima sprofondi. I sensi di colpa sanno crogiolarti a fuoco lento per anni e trovano tutte le crepe per infilarsi dentro.


I rapporti tra genitore e figlio o figlia sono un puzzle di tanti tasselli alcuni più belli e altri meno, ma tutti importanti nel restituire un'immagine d'insieme.


Nei rapporti autentici a fare la differenza sono i "nonostante". Nonostante tutti gli scontri, ci siamo sempre ritrovati, riabbracciati e detti che ci volevamo un gran bene.

Nonostante lo scontro, il desiderio di rincontro vinceva sempre.


Realizzo solo ora che ci scontravamo su un sacco di cose proprio perché ci parlavamo tantissimo. Fiumi di parole, battute, risi, rimbrotti: questa era una fortuna e non ce ne accorgevamo.


Interstellar alias il legame padre-figlia oltre lo spazio-tempo


 

Messi via i fazzoletti, vi do un consiglio a tema.


Si tratta del libro della psicoterapeuta Gianna Schelotto Ti ricordi papà? di cui vi lascio il link in affiliazione.


Letto molti anni fa (sono un'affezionata fan dell'autrice), il libro raccoglie le anamnesi di diverse pazienti, e sono la testimonianza della difficoltà di costruire un rapporto equilibrato col proprio padre, la cui immagine è spesso cristallizzata in un ideale o mito.


Il libro parla di donne che rincorrono per tutta la vita le attenzioni e l'amore del padre -senza riuscirci- e di donne che cercano di allontanare dalla propria vita un padre troppo presente e invasivo.

Il libro si conclude con l'ultima storia, drammatica, (serene nessuno spoiler) che mi ha fatto venire la pelle d'oca.


Penso che il senso di questo bel libro sia quello di disfarci del mito del padre, con la consapevolezza che il papà non è un dio, un eroe, o (addirittura!) un principe azzurro, ma un genitore non esente da limiti e debolezze.



Spero che questa newsletter ti sia piaciuta e ti auguro un buon martedì di sole.









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